Andando a caccia di informazioni su una band mi sono imbattuto in questi Bell Orchestre. Rimasti in disparte per qualche mese, in questi giorni sto dedicando loro del tempo.
Il gruppo, che consta di sei componenti di base a Montreal, Canada, coinvolge anche due membri fissi degli Arcade Fire (Richard Reed Parry e Sarah Neufeld).
È musica sperimentale, di quella che soddisfa i miei appetiti. Sono parecchio astratti e cerebrali senza però scadere in monologhi autistici, hanno una spiccata componente colta senza per questo risultare affetti da irritante saccenteria. Impiegano spesso archi che li avvicinano ad ambienti da camera prossimi alla Penguin Café Orchestra, influenza troppo palese per non venire citata (su tutte l'iniziale Stripes), oltre a strumenti a fiato – tromba, trombone, corno e oboe - che conferiscono sontuose sfumature jazzy (soprattutto nell'emozionante title-track) e orchestrali.
L'umore generale del disco è tra il cupo e il trasognato con la testa ficcata dentro una crepa del muro per osservarne la realtà trasfigurata al di là.
Sanno riprodurre scenari d'oscura poetica ma anche eco provenienti da profondi moti marini (Elephants e c'è Julia Kent dietro l'angolo), poi si lasciano andare in improvvisi accessi gipsy, come dei Gogol Bordello ma più malinconici (The Gaze).
Disseminati qua e là ci sono riferimenti ai Clogs, ai Jaga Jazzist, al minimalismo di Philip Glass e ai The Kilimanjaro Darkjazz Ensemble e in Icicles/Bicycles si lasciano tentare dalla jungle. Il violino di Air Lines/Land Lines sembra venir fuori dalle sonate di Bach.
Tirano fuori pure una bellissima cover di Bucephalus Bouncing Ball di Aphex Twin, facendone emergere il lato melodico nascosto in quel groviglio d'elettronica d'autore.
Hanno pubblicato due dischi, As Seen Through Windows è il secondo – il primo è “Recording A Tape The Colour Of The Light” del 2005, fuori per Rough Trade.
Band davvero interessante da cui attendo un sequel degno, se non di più, di questo album.
(2009, Arts & Crafts)
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