Potremmo tracciare, e senza nemmeno grossi problemi, due assi che congiungono perfettamente il Karl Sanders in forza ai Nile con quello solista. L'intersezione ci consentirebbe di vedere che l'Antico Egitto, il suo fascino e la passione del biondocrinito musicista americano è il perno di tutta la faccenda. In tempi recenti, ovvero con l'ultimo (ferocissimo) "Ithyphallic", i Nile hanno un pò accantonato quelle atmosfere cupe e tribali che, nel 2004, diventano materia prima per questo Saurian Meditations. Sanders accantona chitarre iperdistorte, tempi inumani e voci da oltretomba per proiettarci in un oltretomba differente, lontano cinque millenni, alle radici di quella che fu una tra le più affascinanti e misteriose tra le civiltà antiche. Molta della strumentazione impiegata è tipicamente araba (su tutte la baglama) e ciò aiuta Karl nei suoi intenti narrativi e descrittivi, creando un enorme abisso che lambisce spesso le fattezze della soundtrack. L'aura cinematografica di molti brani ivi inclusi è evidente e non solo per il fatto che "Saurian Meditations" si sviluppi in gran parte come lavoro avuto l'onore di fondersi emotivamente con le torbide ambientazioni degli SPK del capolavoro "Zahmia Lehmanni" può prepararsi per un nuovo itinerario che lo assorbirà, fin quasi a perdere contatto con l'inquinante realtà contemporanea. Non è affatto un crimine d'immaginazione provare ad accostare Contemplations Of The Endless Abyss o Temple Of Lunar Ascension o The Forbidden Path Across The Chasm Of Self-Realization come gli assi musicali di alcune scene tratte da un lungometraggio sulla civiltà figlia del Nilo. I toni permangono solenni ed austeri, una severa mistica intride come una fitta nebbia l'albo nella sua interezza, formando un discorso unitario negli umori, un tragitto dalle tappe diverse ma affini, come un paesaggio perennemente contiguo che muta solo in relazione a sottili dettagli. Le chiavi di lettura vanno rintracciate nei titoli, fortemente immaginifici ed in perfetto parallelo con la materia sonica che va sviluppandosi. The Elder God Shrine pare veramente porre in suono le onorificienze in nome di antichi dei proprio lì, sui loro altari, con quei cori da Carmina Burana ad elevarsi verso il minaccioso cielo gravido di saette. Od Of The Sleep Of Ishtar, nenia che circonda il dio Ishtar totalmente assorbito in una meditativa contemplazione. Dreaming Through The Eyes Of Serpents striscia subdola e le sue spire sono luccicanti come lame pronte ad affondare la carne: un'iride filiforme ci osserva, in attesa del momento propizio per sferrare il letale attacco. Whence No Traveler Returns ha un forte animo mediterraneo, aggravato da scale in minore che ghiacciano il calore (quasi latino in verità) dell'incipit iniziale. "Saurian Meditations" è un'opera dai forti accenti spirituali, nella quale le eco del passato diventano materia presente; album perfetto per l'immaginaria creazione di svaniti ma mai dimenticati scenari storici dall'incommensurabile forza evocativa e seduttrice.
(Relapse, 2004)
Awaiting The Vultures / Of The Sleep Of Ishtar / Luring The Doom Serpent / Contemplations Of The Endless Abyss / The Elder God Shrine / Temple Of Lunar Ascension / Dreaming Through The Eyes Of Serpents / Whence No Traveler Returns / The Forbidden Path Across The Chasm Of Self-Realization / Beckon The Sick Winds Of Pestilence
1 commento:
hola, sono dave del myspace(disintegration staff :D) .. come va?? bel blog..bel modo di scrivere,ti linko.....
grande disco, la bestia si riposa e sforna un capolavoro che alza la sabbia dei deserti.....
Posta un commento