sabato 16 febbraio 2008

TIME OF ORCHIDS : Namesake Caution


Primo album su Cuneiform Records per i newyorkesi Time Of Orchids, reduci un paio d'anni fa dall'oscuro e fascinoso “Sarcast While”, fuori su Tzadik di John Zorn però (ed il primo “Melonwhisper” stava addirittura su Relapse). La militanza nei cataloghi di due etichette tanto particolari dovrebbe far rizzare le antenne a non pochi lì fuori. Si, perché i quattro americani formano un combo dalla formidabile duttilità compositiva, oltre a creare atmosfere cariche di tensione, nonostante la vena melodica sia quasi fiabesca e trasognata [Mean (Hush-Hush)]. Sono disturbanti e maligni e l'aver succhiato l'ostica politonalità ai padrini Thinking Plague non permette di raggiungere nessun punto di riferimento sicuro, nessun sostegno. Le composizioni appaiono così multiformi, nonostante si distendano attraverso strutture facilmente individuabili e più delineate rispetto al precedente albo, attualmente il loro vertice creativo e decisamente più strutturato e complesso. Darling Abandon è una (quasi normale) ballad se non fosse per un cantato tortuoso e per il suo fluire ad intermittenza. I Nostri armeggiano pure col math-rock di Laddio Bolocko e Dianogah in Gem ed un po' in tutto il disco. Sanno essere estremi senza dover per forza sforare nelle nerborute dimostrazioni di forza tipicamente metal, i loro sono colpi di fioretto taglienti come bisturi, ed è la corteccia cerebrale a risentirne: ne sono un buon esempio la lunga e stralunata We Speak In Shards o le movenze samba di Parade Of Seasons o le eco twinpeaksiane di The Only Thing. Le tastiere sono sempre presenti a far da tappeto, ed un certo mood caro ad Angelo Badalamenti si scorge qua e là (non a caso abbiamo scomodato “Twin Peaks” qualche parola fa). A dispetto degli accostamenti snocciolati tra queste righe, i Time Of Orchids fanno vedere di non essere emuli di nessuno e di voler perseguire un percorso fatto di sperimentazione e ricerca che, con Namesake Caution pare trovare un buon punto d'equilibrio ed una sicura affermazione di personalità ben definita. Colin Marston (bassista di Dysrhythmia e Behold...The Arctopus per chi non ne fosse al corrente) si è preso la briga di registrare queste dieci canzoni, e ciò potrebbe essere un ulteriore segno di garanzia sempre per chi ha le antenne ricettive. Ascolto non adatto a tutti, è bene dirlo, questa è materia piena di aculei che può essere apprezzata solo dopo ripetuti e mirati ascolti, essendo nei dintorni di un avant-prog piuttosto astruso. Chi ha pazienza e coraggio si avvicini pure, ne trarrà solo giovamento.

(Cuneiform, 2007)
In Colour Captivating / Windswept Spectacle / Darling Abandon / Parade Of Seasons / The Only Thing / Gem / Crib Tinge To Callow / Meant (Hush-Hush) / We Speak In Shards / Entertainment Woes

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