L'ho ascoltato oggi pomeriggio sulla loro pagina Facebook, in due rate perché tutto d'un fiato non ce l'ho fatta. È una collezione di canzoni live registrate durante il tour di supporto a "Down On The Upside" del 1996, l'ultimo lavoro in studio in ordine cronologico, fino ad oggi. Fino ad oggi perché i Soundgarden, dopo la fallimentare esperienza solista di Cornell - ridottosi tragicamente a vestire i panni di un aspirante Justin Timberlake quarantenne - hanno deciso di riunirsi, dapprima per alcune date live, negando fortemente la possibilità di scrivere del materiale inedito, salvo poi smentirsi appena qualche settimana fa. Insomma, da fan cresciuto a pane e grunge, con Soundgarden e Alice In Chains come portate predilette, mi preparo al peggio. Ok, Kim Thayil è sopravvissuto con alcune collaborazioni, alcune anche decenti; Matt Cameron s'è dato ai quattro quarti facili facili degli ultimi, discutibili Pearl Jam; Ben Shepherd non pervenuto (ma si vocifera sia stato on buona compagnia con un bel po' di bottiglie).
Che dire di questo live? Bella la tracklist con molti estratti da "Badmotorfinger", il disco che più apprezzo della loro carriera. Buona l'esecuzione strumentale ma niente di eccezionale. Vergognosa la performance di Cornell, spesso fuori nota, incapace di elevarsi vocalmente come in studio (ma questo è un fatto risaputo che è spesso emerso negli ultimi anni di attività della band ed acuito nelle recenti avventure di Cristoforo, vedi i dispensabili e ruffiani Audioslave).
Ah, una Rusty Cage così veloce non l'avrebbero suonata neanche i Sex Pistols - però il tiro ce l'ha. Da censura Jesus Christ Pose: non si può sfigurare un pezzo coi controcazzi come quello in quel modo.
C'è pure una cover di Helter Skelter dei Beatles e di Search And Destroy degli Stooges, per la cronaca. Solo per la cronaca.
Basta, lo mollo, non vorrei che la cena mi restasse qui - sto battendo la mano destra lì dove esofago e stomaco si incontrano amichevolmente.
Di buono c'è una copertina più in linea con la consueta iconografia del gruppo, elemento che era venuto a mancare col recente greatest hits "Telephantasm", in cui Josh Graham - curatore dell'artwork - ha dato il peggio di sé.
(2011, Universal)
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