domenica 26 giugno 2011

RICK TOMLINSON : Night Time Recordings In Goteborg


Nasce a Bolton, ma è Manchester la sua casa artistica. Rick Tomlinson si accomoda in un angolo e gioca con le ombre, le respira e le trasforma in malinconica purificazione.

Tomlinson appartiene al ramo genealogico di Jack Rose, a cui deve il calore del fingerpicking, e di Sir Richard Bishop, a cui lo accomuna la fascinazione per gli arabeschi. In Night Time Recordings From Goteborg la chitarra acustica intona melodie solitarie avvolte in una fine patina meditativa.

Rustiche sfumature affiorano in diversi punti, soprattutto nella coppia finale Warm Winds – Smaltung, ma credo che con Daylight Over Calvi Tomlison superi sé stesso toccando il vertice assoluto di purezza poetica. Non esagero a dire che ascoltarla mi commuove e l'incanto che risuona tra le sue note ha la capacità di estraniarmi dallo spazio che mi circonda. Il volto sonoro si delinea su un arpeggio costruito su una scala di lacrime di cristallo tanto fragili che per ascenderla i passi devono tramutarsi in respiri. L'atmosfera dolente, quasi disperata mi ha ricordato l'inafferrabile verbo del Leopardi del “Canto notturno di un pastore errante dell'Asia”: la luna muta osserva il vagabondare di queste melodie che si distendono sulla flebile e tortuosa linea della vita, ne indagano il significato senza afferrarlo.

“Night Time Recordings In Goteborg” è uscito in sole 465 copie numerate a mano per l'ultramiscroscopica etichetta svedese Kning Disk.

Da avere senza alcun indugio anche gli altri due progetti in cui è coinvolto Tomlinson.
L'omonimo full-length dei Voice Of The Seven Woods (anche diversi Ep all'attivo) insieme al batterista Chris Walmsley e al bassista Pete Hedley è attiguo alle atmosfere del Tomlinson solista, ma con uno spettro ben più ampio: risuonano echi di Led Zeppelin, Davy Graham, Robbie Basho, Pentangle, kraut rock e persino Nick Drake nell'unico brano cantato, Silver Morning Branches.

Più irruento e abrasivo invece il progetto-fratello, Voice Of The Seven Thunders (anche qui un omonimo lavoro su lunga distanza), una sorta di rilettura raga degli Amon Duul II che strizza l'occhio a Jimi Hendrix. L'impatto è in apparenza più fisico, ma sotto scorre la filigrana che lo lega alle altre esperienze sonore di Tomlinson. Il nome scelto viene dall'Apocalisse di Giovanni.

Purtroppo su YouTube non ci sono tracce tratte da Night Time Recordings In Goteborg, ma in compenso, se volete farvi un favore, potete ascoltarlo per intero qui.

(2009, Kning Disk)

venerdì 17 giugno 2011

VEX RED : Start With A Strong And Persistent Desire

 
Li scoprii su Psycho!, rivista che, quando ero un imberbe moccioso alla magica scoperta delle chitarre pesanti, mi diede parecchie dritte. Si parlava di nu-metal per i Vex Red, ma secondo me è riduttivo e fuori luogo. 

Sì, c'è del crossover, ma è più una patina che il centro da cui tutto si sviluppa. Usciti per la I Am, l'etichetta di Ross Robinson, i Vex Red uscirono a loro volta di scena in breve tempo. Lasciarono solo queste undici canzoni intrise d'autunno a cui, però, non disdegnano le chitarre graffianti. 

Più vicini alla malinconia dei Radiohead che al disagio perverso dei (primi) Korn; distanti anni luce dalla violenza cieca e gratuita degli Slipknot o dall'hip-hop sfacciata dei Limp Bizkit, invero i Vex Red erano una creatura trasversale. 

Impregnata di emo-rock, la voce di Terry Abbott ripercorre anche i sentieri degli Alice In Chains, ma rifugge sia dagli intrecci corali di Staley e Cantrell, sia dal pattume post-grunge in voga nel 2002, anno di pubblicazione di Start With A Strong And Persistent Desire.

La forza di queste canzoni sta tutta nelle linee vocali, lineari e fruibili senza ricorrere ai luoghi comuni di una tristezza costruita a tavolino. Basta prendere The Closest e Can't Smile per mettere in chiaro le cose.
Sono forse i Deftones il gruppo cui più i Vex Red puntano lo sguardo in Clone Jesus e Dermo, ma non per questo li si può cacciare nella pentola del nu-metal (persino per la band di Chino Moreno è un'etichetta limitativa e alquanto arbitraria).

Passati in sordina dalle nostre parti, si inabissarono poco dopo nel silenzio. I litigi intestini stettero alla base dello sgretolamento del progetto. Il batterista Ben Calvert comparve nei Twin Zero di Karl Middleton a metà anni Zero, Terry Abbott fondò i Septembre di cui non so proprio nulla. Degli altri, a parte del bassista Keith Lambert che ha collaborato per breve tempo con Martin Grech, si sono perse le tracce sui palchi. Fine dei Vex Red.

(2002, I Am)