L'errante alla ricerca del significato del concetto di "solido" in un mondo fatto di totale astrazione ed evanescenza. Interpreterei così il quesito che è anche il nome di questo album. Raggiungere lo stato solido, la pienezza della vita, passando prima attraverso l'impalpabile, la sfuggevolezza del non-concreto, del pre-materico che si estrinseca in soundscapes elaborati, in sovrastrutture indecifrabili. David Torn gioca con i pezzi di un puzzle che si tramuta in mappa per il viaggiatore, costretto a toccare diversi luoghi, diversi stati mentali, diversi livelli di coscienza necessari alla traversata. Scorrendo i titoli dei brani si ha quel senso di movimento, di viaggio interiore tra stazioni, ponti che bruciano, giorni insabbiati in cui il vento spazzerà i sedimenti e ci renderà liberi. Le textures (come ama chiamarle proprio lo stesso compositore) sono elaborate, cariche di effetti e riverberi che sbocciano anche in lassi di tempo più lunghi del previsto, lunghi bordoni elettrici si distendono tagliando l'atmosfera (Elsewhere, Now Than Waving, a metà tra Tangerine Dream e Popol Vuh). La voce di Torn si mimetizza in più frangenti, scandisce qualche verso, ma è vessillo di desolazione nei gospel in slide di Tiny Burns A Bridge (uno dei momenti più alti di What Means Solid Traveller?) e In The Sand Of This Day I Will Not Be Free. Il background jazzistico del chitarrista è disgregato e riordinato secondo criteri adatti ad architetture fitte di incastri e loop ritmici in una commistione di stili e tecniche impressionanti, impreziositi da corrosive manipolazioni del timbro della chitarra che diventa mezzo per esperire soluzioni abnormi ed originali. . ...Til You Are Free riesuma Hendrix scomponendolo con la sintassi di Robert Fripp, che è vivida presenza nei fuochi che divampano in Spell Breaks With The Weather e Gidya Hana (che si tinge di armonie arabiche su un tessuto jazzato) e nel retaggio di Such Little Mirrors. C'è una forte indole cinematografica, aspetto questo che Torn svilupperà negli anni a venire lavorando alle colonne sonore di "The Order" e "Friday Night Lights". I suoni generati creano così atmosfere quasi aliene, stranianti ma estremamente fascinose, in cui le particelle di aria paiono dilatarsi, assumere nuove forme, mutare il loro stato in consistenti molecole che migrano sospese. Tornato di recente con un altro, eccezionale album intitolato "Prezens" (dove la complessità di strutture totalmente fuori da ogni canone convenzionale regna sovrana), David Torn è uno tra i più geniali ed innovativi maestri della sei corde, scultore di forme sonore indecifrabili, regolate dal solo codice della libera espressione. Che sia la libertà la vera solidità nella dura dimensione dell'esistere?
(CMP, 1996)
Spell Breaks With The Weather / What Means Solid, Traveller? / Such Little Mirrors / Tiny Burns A Bridge / Gidya Hana / Each Prince, To His Kingdom, Must Labor To Go / Particle Bugs @ Purulia Station - In The Sand Of This Day / In The Sand Of This Day I Will Not Be Free... /...Til You Are Free / Elsewhere, Now Than Waving
(CMP, 1996)
Spell Breaks With The Weather / What Means Solid, Traveller? / Such Little Mirrors / Tiny Burns A Bridge / Gidya Hana / Each Prince, To His Kingdom, Must Labor To Go / Particle Bugs @ Purulia Station - In The Sand Of This Day / In The Sand Of This Day I Will Not Be Free... /...Til You Are Free / Elsewhere, Now Than Waving
1 commento:
Sono d'accordo con te... è un chitarrista straordinario, considerando anche quello che ha personalmente passato! La cosa interessante è che sia come musicista che come produttore riesce a imprimere il suo marchio di fabbrica! Vedi il disco di Jeff Beck "Jeff": sembra quasi suo!
Una cosa che non tutti sanno è che ha creato e messo in vendita delle librerie di loops da utilizzare liberamente... inutile dire che sono davvero interessantissimi!
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